Arthur Schopenhauer diceva: “Non si ha paura delle idee nuove. Si ha paura a perdere le idee vecchie”.
Mai frase è più azzeccata se si pensa all’alimentazione.
Tutte le specialità mediche stanno subendo profonde innovazioni tecnologiche e farmacologiche, mentre la Scienza dell’Alimentazione è invece ferma a concetti e idee del secolo scorso o addirittura all’Ottocento.
Sì, idee vecchie che fossilizzano e non portano da nessuna parte.
Come per esempio il calcolo giornaliero delle calorie.
Le Calorie esprimono il calore generato dalla “combustione” (reazione scaturita dall’unione tra carbonio e ossigeno) di un alimento all’interno di un calorimetro. Il nostro corpo non utilizza il calore per vivere, ma energia chimica (ATP: AdesosinTrifosfato) ottenuta nei mitocondri attraverso il ciclo di Krebs: il processo biochimico primario che si verifica è il trasferimento dell’idrogeno sull’ossigeno. Se il nostro corpo usasse il calore “brucerebbe”.
Il corpo umano non è una caldaia!
Quindi noi non mangiamo le calorie, ma le molecole presenti negli alimenti e con la respirazione introduciamo l’ossigeno, che è il principale nutriente del corpo umano. Senza ossigeno si muore in pochi minuti, senza cibo e acqua si può vivere anche 8-10 giorni.
Quindi in conclusione, il calcolo delle calorie non ha alcun fondamento scientifico, dobbiamo considerare le molecole alimentari e respiratorie.
Altra idea vecchia, che non corrisponde al vero è che il peso corporeo significhi “grasso”.
Il peso letto sulla bilancia è composto da varie componenti corporee: acqua, massa muscolare (magra), grasso corporeo, ossa, visceri. Il vero peso di ognuna di queste componenti corporee è dato dalla bilancia impedenziometrica, che mette in relazione il peso, ma anche il volume di questi.
E’ un errore pensare al peso corporeo in eccesso come grasso.
Il metro fornisce più informazioni della bilancia per la salute.
Non è importante solo quanto grasso si ha, ma soprattutto dove è localizzato.
Pensare di ridurre il peso corporeo senza conoscere da quale componente anatomica sono stati eliminati i kg persi, è un errore.
Dimagrire vuol dire perdere solo grasso senza intaccare il muscolo, le ossa e l’acqua corporea. Spesso si accumula grasso per carenza di muscoli.
Nella condizione di sovrappeso una sana alimentazione è necessaria (in cui il rapporto tra proteine e carboidrati è bilanciato), ma non sempre è sufficiente per dimagrire (occorre anche affiancare una costante attività fisica).
Il grasso addominale (sottocutaneo e viscerale) è il grasso più pericoloso.
Oggi la ricerca scientifica concentra la sua attenzione non solo sul peso corporeo, ma sulla composizione corporea personale, sulla distribuzione del grasso e soprattutto sulla sensibilità all’insulina.
Perdere la sensibilità all’insulina vuol dire cadere nello stato di insulino-resistenza.
Se ci si trova nella condizione di insulino-resistenza (che ogni medico può controllare attraverso semplici analisi del sangue), la persona avrà difficoltà a dimagrire, tenderà ad avere steatosi epatica e accumulo di grasso nell’addome. E nel tempo potrà cadere nel diabete mellito tipo 2.
Altra vecchia idea e anche deleteria è quella di seguire una dieta ipocalorica per dimagrire.
La dieta ipocalorica basata sul calcolo giornaliero delle calorie oltre a non avere alcun fondamento scientifico, è legata ad una visione limitata ad un certo periodo di tempo. Alla temporalità.
Cioè la dieta così concepita è legata ad un periodo di un mese, due mesi… ad un tempo definito. E poi, cosa si fa? Mangiamo come prima?
E’ un errore scientifico, ma anche emozionale, concepire la dieta legata ad un tempo circoscritto. Occorre superare questa corrente di pensiero e scegliere un modello di alimentazione consapevole. Sempre, ogni giorno.
La scelta giusta per la nostra salute è seguire un’educazione alimentare ogni giorno.
E educazione alimentare non significa “restrizione” come invece in una dieta ipocalorica, ma mangiare equilibrato e vario, concedersi anche cene e aperitivi con gli amici, ma in generale di non far mai mancare frutta e verdura e bilanciare sempre le proteine coi carboidrati.
Occorre conoscere gli effetti che il cibo esercita sull’intero organismo e non solo sul peso.
Non si mangia solo per vivere e, se necessario per dimagrire, ma per introdurre tutte le molecole alimentari e respiratorie che costituiscono la personale formula vitale del corpo umano.
Legata alla vecchia idea precedente c’è quella di pesare gli alimenti.
Occorre liberare il piatto dai numeri della vecchia dietologia, che poi è quella della dieta ipocalorica.
L’azione più salutare è passare dai grammi alle porzioni.
La ricerca scientifica sta dimostrando come sia importante il ruolo dei cinque sensi a tavola e soprattutto quanto abbiamo dimenticato il senso della sazietà.
Il modello di alimentazione consapevole supera il calcolo giornaliero delle calorie, supera le grammature e centra il suo intervento sulle porzioni, sul senso di sazietà, concentra l’attenzione sulla qualità e non sulla quantità degli alimenti.
E se le porzioni sono spalmate in maniera corretta nei tre pasti principali (colazione da re, pranzo da principe e cena da povero), la salute e la bilancia ne trarranno giovamento.
Questa è la regola base che tutte le diete dovrebbero avere.
Diete che portano ad un dimagrimento forse lento, ma sano e duraturo.
In conclusione, qual è il segreto per dimagrire?
Mangiare!
Mangiare i cibi giusti naturalmente.
E al momento giusto.