È il periodo giusto per ritrovare benessere psicofisico.
Facciamolo con l'aiuto di tre piante dalla potente azione depurativa:
Bardana, Carciofo e Tarassaco.
Fin dall'antichità, e da diverse culture, la primavera è considerata la stagione ideale per attuare una strategia disintossicante.
I nativi americani usavano la "capanna sudatoria", una sorta di sauna moderna, per espellere tramite la cute le tossine accumulate.
I romani erano soliti praticare clisteri e digiuni per purificare l'apparato digerente dagli eccessi alimentari.
Secondo la medicina tradizionale cinese la stagione primaverile è legata all'apice dell'attività del fegato, per cui è il periodo giusto ed ideale per defaticarlo.
Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha confermato che quest'organo viene appesantito non solo da un'alimentazione squilibrata, ma anche da stress, inquinamento e farmaci, che sono metabolizzati e filtrati in prima linea proprio dal sistema epatico.
L'idea di unire la rinascita primaverile della Natura a una pulizia dell'organismo, attraverso l'uso di piante detossificanti e un'alimentazione adeguata, può essere vincente a patto di non eccedere nella "depurazione".
Ovvero… Un recente studio dell'Università coreana di Seul ha dimostrato come un breve periodo di depurazione epatica possa giovare a tutto l'organismo.
Dopo tre settimane di detossificazione attraverso un'alimentazione mirata e integratori specifici, nei partecipanti allo studio, i valori di colesterolo e trigliceridi si sono abbassati in modo significativo e si è evidenziato un miglioramento della pressione sanguigna e del peso corporeo.
Numerose ricerche inoltre hanno indagato l'efficacia dell'integrazione ciclica di alcune piante officinali con proprietà epato-detossificanti e colagoghe e convalidano l'effetto positivo sul metabolismo epatico.
Un breve periodo di disintossicazione epatica può essere quindi benefico non solo per alleggerire il nostro fegato, ma anche per aiutare il nostro organismo nelle sue funzioni fisiologiche.
Attenzione però...
Un articolo dell'Università di Harvard mette in guardia sui rischi di seguire piani nutrizionali drastici proposti come detossificanti, ma che in realtà sono eccessivi e sregolati.
Anche gli integratori pubblicizzati come panacea di patologie e problematiche di salute possono rappresentare un potenziale pericolo se utilizzati in maniera sconsiderata.
Gli esperti infatti hanno analizzato diverse tipologie di "strategie detox" proposte ai consumatori e tra le più pubblicizzate hanno individuato un uso esagerato di lassativi e purganti, che possono portare al rischio di disidratazione dell'organismo e che non sono certo un metodo di depurazione! L'utilizzo indiscriminato di sostanze che "puliscono" in maniera drastica ed estrema l'organismo rischia di trasformarsi in una privazione di elementi nutritivi fondamentali e in più senza alcuna base scientifico-medica che questo faccia bene.
Come mantenere quindi efficiente il nostro organismo e alleggerirlo dalle tossine accumulate approfittando della bella stagione?
La Natura ci fornisce un aiuto prezioso con diverse Piante officinali dalle proprietà detossificanti. Noi ne esamineremo tre in particolare, che per un risultato ottimale possono essere usate insieme in sinergia.
La
Bardana veniva utilizzata anche ai tempi del Medioevo, in cui le sue foglie venivano fatte macerare nel vino per preparare un ricostituente per i lebbrosi.
Santa Ildegarda, una delle prime studiose di Erboristeria, elogiava le sue virtù depurative tanto da utilizzarla perfino nel trattamento delle neoplasie.
Si racconta che il re Enrico III di Francia, afflitto da una grave forma di acne, ne confermò l'efficacia dopo aver seguito un trattamento a base di infusi.
La parte della pianta maggiormente usata per il suo elevato contenuto in principi attivi è la radice. Gli studi scientifici odierni dimostrano l'azione e l'efficacia della Bardana a livello intestinale (essendo ricca di mucillagini e inulina, favorisce il transito dei grassi ingeriti con la dieta e coadiuva la "pulizia" delle scorie), a livello della pelle (grazie all'arctiopicrina svolge un'azione disinfettante naturale, che riduce la colonizzazione batterica responsabile di foruncoli ed acne e favorisce la cicatrizzazione dell'epidermide) e in più a livello di regolazione dell’assorbimento dei grassi (infatti è ricca di "grassi vegetali", i fitosteroli, che hanno una struttura molecolare simile a quella del colesterolo e che grazie a questa similitudine chimica facilitano l'assorbimento intestinale dei grassi, contrastandone l'accumulo nel sangue).
Il
Carciofo è un epatoprotettore e digestivo che deriva dal Cardo selvatico.
La pianta come la conosciamo oggi è frutto di incroci realizzati dai romani, che volevano un sapore più delicato e una consistenza più morbida e carnosa.
Le sue proprietà depurative e tonificanti sono descritte già da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia.
Si racconta che Caterina de' Medici ne fosse ghiotta e che i soldati medioevali lo usassero per aumentare la loro forza fisica.
La parte della pianta impiegata per l'estrazione dei principi attivi è quella delle foglie.
Nel Carciofo si trovano elevate quantità di polifenoli, flavonoidi e steroli, che caratterizzano le sue proprietà: protezione delle arterie (grazie alla cinaropicrina, una molecola che agisce stimolando la sintesi del colesterolo "buono" HDL, aiuta i vasi sanguigni a mantenersi puliti da placche di grassi, che accumulandosi ne restringerebbero il diametro, provocando patologie cardiovascolari), riduzione del colesterolo (grazie alla luteolina vengono ridotti i livelli troppo elevati di colesterolo causati da cattiva alimentazione, ma anche da stress e fumo), amica del fegato (la presenza di cinarina promuove la secrezione della bile, protegge le cellule del fegato e drena le scorie).
Il
Tarassaco ha azione drenante e detossificante e fu eletto come rimedio fitoterapico epatico in epoca medioevale grazie alla teoria delle segnature, che associa una caratteristica della pianta all'organo o alla patologia da trattare.
Secondo la tradizione quindi i fiori gialli del Tarassaco sono stati associati al colore della bile e alle patologie epatobiliari.
Anche i nativi americani utilizzavano i suoi fiori per infusi depurativi e coadiuvanti nelle patologie renali.
Il Tarassaco è una pianta spontanea tipica dei nostri prati, è un ottimo rimedio digestivo, epatostimolante e diuretico.
Le sue priorità fitoterapiche sono molteplici come i suoi principi attivi: riduce i liquidi in eccesso (grazie ai flavonoidi e ai sali di potassio che contiene viene stimolata la diuresi e favorita l'eliminazione del gonfiore, contrastando il ristagno di liquidi), elimina le tossine (grazie agli alcoli triterpenici vengono promossi i processi metabolici legati all'eliminazione delle sostanze tossiche, soprattutto quelle presenti a livello epatico), facilita la digestione (grazie ai lattoni sesquiterpenici e all'inulina viene agevolata la secrezione gastrica e migliorata la produzione di bile, mentre a livello intestinale viene favorita la motilità).